“Mio figlio è un disastro, quando sta sui videogiochi riesce a stare attento ore! mentre quando deve fare le cose di scuola si distrae ogni due minuti! allora mi arrabbio, lo fa apposta… quando vuole sa stare attento!”
Il nostro centro è specializzato negli interventi che riguardano l’apprendimento e il comportamento e moltissimi genitori si rivolgono a noi perché notano che il loro figlio ha difficoltà a mantenere la concentrazione quando studia o deve svolgere i compiti. Frasi come queste sono pertanto molto frequenti e ci capita di sentirle spesso. Purtroppo, oltre ai dubbi, portano con sé anche un carico di sofferenza e difficoltà familiari perché ogni giorno il momento dei compiti diventa occasione di lotta e nervosismi per il troppo tempo passato sui libri con un bambino che appare sempre stanco e inconcludente per poi magicamente diventare una scheggia nei giochi o nel mondo virtuale.
Perchè succede questo? E’ proprio vero che le capacità attentive dipendono soltanto da quanto è motivante il compito che si deve svolgere?
Per rispondere e fare chiarezza dobbiamo addentrarci nei meccanismi attentivi.
Il nostro cervello è strutturato per avere due principali sistemi attentivi, dei veri e propri circuiti di attivazione neuronale che guidano la nostra risposta nell'ambiente circostante: il sistema anteriore e quello posteriore.
Il sistema attentivo anteriore è quello più filogeneticamente più giovane e più elaborato, quello che si sviluppa con maggiore lentezza nel corso dell'età evolutiva e la cui funzionalità, in bambini con ADHD (disturbo di attenzione con o senza iperattività-impulsività) o difficoltà attentive, risulta meno efficiente e in ritardo nel percorso di maturazione tipico rispetto agli altri bambini.Questo sistema gestisce l’attenzione di tipo volontario, cioè guidata dai nostri scopi e, di conseguenza, legata alla nostra volontà, alle nostre emozioni e alla motivazione personale.
Il sistema attentivo posteriore, invece, è quello filogeneticamente più antico e che ha una forte rilevanza anche per la difesa da possibili pericoli.
Questo sistema gestisce invece l’attenzione di tipo involontario, ed è direttamente connesso con i centri di attivazione motoria: di fronte alla percezione di una situazione potenzialmente importante per la sopravvivenza, è necessario attivarsi ricorrendo velocemente a tutte le nostre risorse.
Questi due sistemi rispondono a stimoli differenti: il sistema attentivo posteriore risponde a stimoli cosiddetti “bottom-up”, cioè che arrivano dall’esterno, come rumori improvvisi, movimenti inaspettati nell'ambiente circostante, cambiamenti repentini di luminosità, contatti tattili ecc. Il sistema attentivo anteriore è invece influenzato da stimoli “top-down”, che arrivano dall’interno, e cioè, principalmente, dai nostri pensieri e dalle nostre sensazioni. (Vedi anche: Come aiutare i bambini a stare più attenti?)
I sistemi attentivi sono sempre attivi e svolgono un lavoro costante ma uno è più forte dell’altro.
Il sistema attentivo posteriore, che gestisce l’attenzione involontaria, è quello dominante perché è quello più legato all’istinto di sopravvivenza.
Questo significa che, se nostro figlio sta svolgendo i compiti (attivazione del sistema di attenzione volontaria), ma scatta l’allarme dell’auto di fronte a casa (stimolo di tipo “bottom-up”) le risorse attentive vengono dirottate sullo stimolo distraente interrompendo il flusso attentivo che serviva allo svolgimento dei compiti.
Quando nostro figlio sta giocando ad un videogioco ai suoi sensi arrivano stimoli di tipo “bottom-up” (suoni, immagini, sensazioni tattili) che impegnano costantemente il sistema attentivo posteriore lasciando pochissime risorse al sistema attentivo anteriore. E’ quindi una lotta fra stimoli più o meno capaci di catturare le nostre risorse attentive! Proprio per tale ragione, soprattutto nei bambini con scarse risorse attentive, terminare il gioco diventa difficile perchè si è assorbiti in un continuo bombardamento di stimoli salienti.
Il videogioco ha poi un’arma in più rispetto ai libri, cioè quello di agire, con maggiore forza, sul sistema dopaminergico del rinforzo, cioè su quel sistema che rilascia delle sostanze che ci danno delle sensazioni di piacere e che, in alcuni casi, creano dipendenza.
E proprio per tali ragioni è facile assistere a bambini che riescono a giocare ai videogiochi per tempi molto più lunghi rispetto a quelli in cui riescono a mantenere l’attenzione nei compiti o nello studio.
A differenza del sistema posteriore il sistema anteriore ha però un altro tipo di vantaggio. Può essere allenato e può migliorare molto l’efficienza delle sue prestazioni. Allenarsi a controllare l’attenzione è fondamentale per ogni studente perché è proprio grazie ai meccanismi attentivi che passa l’apprendimento e la costruzione delle conoscenze.
Se hai dei dubbi sulla funzionalità dei sistemi attentivi di tuo figlio o se vuoi saperne di più su come funzionano i training di potenziamento non esitare a contattarci.
Per approfondire:
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